Camini
Camini (RC), 2020
14 x 9 metri, carta, colla
Realizzato con il contributo di Amnesty International
Questa è la storia di due bambini che non si sono mai conosciuti, Mohamed e
Rorò. Questa è una storia di due migrazioni avvenute a quasi 40 anni di distanza, a
dimostrazione che la storia è un cerchio più che una linea temporale. Questo è un
piccolo paese dell’entroterra calabrese, Camini, dove vivono circa 400 abitanti. Di
questi quasi un centinaio sono migranti.
Rodolfo, detto Rorò, come tanti è dovuto emigrare in Germania per sperare in
una vita migliore. Mohamed invece è scappato dalla Siria nel 2016 e dopo un calvario infinito, insieme alla sua famiglia, è arrivato a Camini. Adesso lo sguardo di
entrambi sovrasta la piazza principale del paese, dove scorre la vita di tutti i giorni
e si incontrano quotidianamente diverse culture. I bambini siriani giocano insieme
a caminesi, i ragazzi eritrei lavorano nelle botteghe di artigianato e nelle imprese
locali e le donne nigeriane utilizzano telai per produrre capi stupendi ereditando la
vecchia arte della tessitura. Come se fosse la cosa più normale del mondo, e sicuramente lo è, esseri umani che si incontrano e condividono pezzi di vita, e fanno la
spesa negli stessi negozi e ridono e parlano e si innamorano. Mohamed mi ha detto
che quando è arrivato a Camini ha passato la prima notte “senza pensare a niente”.
Senza preoccuparsi della guerra, senza temere di essere seppellito dalle macerie
durante il sonno. Rorò invece passava le sue estati a Camini, purtroppo a causa di
una malattia non potrà più affrontare il lungo viaggio dalla Germania. Portare il
suo sguardo sulla piazza mi sembrava un modo simbolico per farlo tornare al suo
paese per un’ultima volta.
La parete dove oggi sono affissi i loro occhi è quella del palazzo comunale, un segnale molto forte e per nulla scontato.